25 gennaio 2013

Safety Day Symposium: schede di sicurezza

A novembre ho partecipato al Safety Day Symposium a Milano.
Si è parlato di REACH e di schede di sicurezza.
Tornerò a breve con un documento approfondito sull'argomento, ma volevo trasmettervi alcuni spunti emersi dalla giornata.
Sul sito dell'evento è possibile scaricare i pdf dei singoli interventi.


Un intervento che mi è parso molto interessante è stato quello sulle modalità di applicazione degli Scenari espositivi identificati nella propria azienda. Nel suo intervento, la D.ssa Butera ha messo sul lato pratico i requisiti legislativi.
Spesso infatti la difficoltà maggiore che riscontro presso i miei clienti è proprio quella di trasporre la legge dal punto di vista pratico. OK, la legge dice questo, ma io cosa devo fare?

Per quanto riguarda le etichettature, poi, in effetti ogni Paese ha le sue regole. Fortunatamente l'UE ha regole valide per tutti gli Stati Membri, ma poi ogni Paese le recepisce a volte in tempi diversi. Per non parlare di chi deve esportare i propri prodotti in Paesi come Cina o Stati Uniti.
Si comprende facilmente come le diverse etichette, le diverse normative, la necessità di utilizzare lingue diverse comportino per le aziende costi e perdite di tempo. Tuttavia una corretta applicazione della normativa aiuta la cooperazione tra i paesi e la commercializzazione dei prodotti.

Con la D.ssa Demi si è poi parlato dell'importanza della condivisione dei dati aziendali. Non siamo più nell'epoca in cui ogni azienda teneva le informazioni sui propri prodotti completamente riservate. Una cooperazione in termini di analogie di sostanze, pericolosità e usi delle stesse porta benefici a tutti gli interessati.

Da traduttrice, tuttavia, la cosa che più mi è rimasta impressa è legata alla conformità delle schede di sicurezza. Il Dott. Alessi, Coordinatore Nazionale della Vigilanza REACH-CLP ha sottolineato più volte come, durante le ispezioni eseguite dall'organo vigilante, spesso le schede di sicurezza siano non conformi rispetto ai requisiti di legge.
Abbiamo visto da poco come la presenza di schede non chiare possa portare a infortuni sul lavoro.
E in ogni caso, la norma dice che le schede di sicurezza devono essere tradotte nella lingua ufficiale del paese in cui il prodotto viene venduto.
Così nella mia azienda, se ho prodotti comprati all'estero, devo comunque avere le schede di sicurezza dei prodotti tradotte in italiano (non in inglese, tanto lo sanno tutti). Allo stesso modo, se i miei prodotti vengono venduti in Francia, le relative schede di sicurezza andranno tradotte in francese, e così via per ogni paese in cui esporto.

Le carenze principali riscontrate nelle schede di sicurezza sono:
- la compilazione da parte di personale non esperto
- ci sono lacune nelle schede dovute ad una fantomatica necessità di riservatezza
- dall'altro lato, le schede sono troppo tecniche per gli utilizzatori finali
- oppure presentano al loro interno parti che si contraddicono
- le schede sono tradotte in modo non corretto

Questo perché si ritiene la scheda di sicurezza un documento burocratico necessario da allegare al prodotto, mentre invece, se compilata (e tradotta) correttamente, la scheda di sicurezza si rivela un valido alleato al momento della ricerca e sviluppo, dell'analisi dei prodotti concorrenti, in produzione, nella gestione della sicurezza sul lavoro, per la logistica (immagazzinaggio e trasporto corretti).

La scheda di sicurezza deve essere localizzata e tradotta secondo le norme del Paese in cui il prodotto sarà immesso sul mercato (Ricordiamoci la sezione 15 delle schede, relativa alle normative locali).

La creazione di una scheda di sicurezza deve essere fatta in modo completo, conforme alla normativa e soprattutto da personale esperto, in modo che risulti uno strumento davvero efficace.

Diffondete la notizia!


Come dichiara il REACH: No data, no market

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