12 aprile 2012

Guest post: La traduzione audiovisiva di Chiara Foppa Pedretti

E' con grande piacere che ospito un post di una collega. Chiara Foppa Pedretti è traduttrice freelance in svariati settori, tra cui la traduzione audiovisiva, nonché autrice di un blog che seguo con interesse: Traduzioni e altre storie.
In questo guest post Chiara ci parla appunto della traduzione audiovisiva, settore poco conosciuto. Spero che questo post inauguri una lunga serie di guest post di colleghi.
Buona lettura!

'helsinki audiovisual 2009' photo (c) 2009, Eire Vila - license: http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/

Tradurre, lo sappiamo, significa trasporre un testo in un’altra lingua. Ma non sempre ci ricordiamo che un “testo” può presentarsi in tante forme diverse: frasi scritte, parole pronunciate, gesti… Naturalmente, ogni “testo” può essere tradotto.
Il settore della traduzione audiovisiva è, in questo senso, traversale, perché incorpora elementi sia della comunicazione parlata che di quella scritta. Innanzitutto perché è un campo molto ampio e variegato: include i sottotitoli, la traduzione di copioni, la trascrizione/traduzione di registrazione audio, l’adattamento per i voice over (un tipo di lavorazione che prevede che il doppiaggio si sovrapponga direttamente e senza sincronizzazione labiale ai dialoghi originali)… In secondo luogo, perché in quest’ambito, molto spesso, il testo scritto deve imitare la comunicazione parlata: quando traduciamo dei dialoghi, per esempio, dovremo ricordare che il copione che stiamo scrivendo verrà doppiato, quindi letto ad alta voce per riprodurre, attraverso vari accorgimenti, come l’intonazione, una conversazione.
Recentemente, questo settore ha vissuto una forte espansione grazie, credo, anche all’importazione di numerosi programmi, documentari e reality show realizzati all’estero e trasmessi dai sempre più diffusi canali tematici. Di pari passo, le tecniche si sono sempre più raffinate: ad esempio, il voice over si sta lentamente avvicinando al doppiaggio (il cosiddetto “simil sync” è un voice over in cui l’audio originale non è più udibile e la voce del doppiatore si sovrappone perfettamente a quella del parlante, rispettandone anche le pause, seppure senza adattamento del labiale).
Che cosa serve per diventare traduttori audiovisivi? Difficile dare una risposta univoca, perché, come detto, tante sono le richieste che si possono ricevere dai clienti del settore. In alcuni casi, quando ci viene commissionata una semplice traduzione di un video o di una registrazione audio, basta saper produrre un semplice copione. Per i voice over e i simil sync, invece, è necessario conoscere le convenzioni e le modalità di stesura di un copione più dettagliato (indicazione dei time code, delle pause, del tipo di battuta…) ed essere in grado di adattare in lunghezza le battute. Anche per il sottotitolaggio, naturalmente, è fondamentale conoscere le regole specifiche di questo tipo di lavorazione. In tutti i casi, essenziale è saper scrivere in modo molto fluido, staccandosi più che mai dal testo originale per ricreare dei dialoghi che suonino il più possibile naturali alle orecchie del pubblico.
Chiara Foppa Pedretti
http://traduzioniealtrestorie.wordpress.com

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