22 luglio 2013

Sei cose che ho imparato dal lavoro (freelance)

Proprio in questi giorni, ormai 10 anni fa, discutevo la mia tesi di laurea e mi guadagnavo il sudato documento che mi avrebbe spalancato le porte del mondo lavorativo. O almeno, così pensavo fiduciosa, a 24 anni, una laurea in tasca e già stavo facendo uno stage.

Sempre in questo periodo, 5 anni fa, decidevo di dire addio al lavoro dipendente e mi buttavo nel fantastico mondo dei freelance!




In questi anni, soprattutto in quelli da freelance, in cui il lavoro te lo devi andare a cercare quotidianamente, ho capito alcune cose del lavoro e sul lavoro. Negli USA vanno molto di moda le liste: 10 motivi per..., 5 modi per..., 7 cose che...

Eccovi la mia lista a 6 punti:
1. Non aspettare che il lavoro mi arrivi a casa
Questa è la prima dura regola che ho imparato da quando sono freelance, ma anche una delle più entusiasmanti. Subito dopo la laurea ho cominciato a mandare decine, centinaia di CV, consapevole del fatto che se non mi facevo notare nessuno sapeva della mia esistenza. Da allora continuo, anche se oggi lo spirito e il metodo sono diversi.
Il succo del discorso è che bisogna farsi notare, fare marketing di se stessi, essere proattivi e presenti ovunque.
Diciamo sempre la nostra professione, sia che siamo ad un evento professionale o in coda dal medico.
Teniamoci aggiornati sugli argomenti salienti, teniamo le antenne dritte, proponiamoci senza vergogna.

Se i potenziali clienti non sanno chi sei, come fanno a chiamarti?

2. Non essere modesta
Una volta mi vergognavo ad andare bene a scuola, non volevo passare per la secchiona di turno.
Adesso sono ben conscia di quanto valgo (Perché io valgo!) e non è giusto cercare di nasconderlo. Se ho studiato per anni, frequentato corsi, fatto esperienza, lavorato e sudato, perché nasconderlo?

3. Non farsi sottovalutare
Questo aspetto va di pari passo con il precedente.
Forse ad un avvocato o a un medico il potenziale cliente chiede riscontri su laurea, specializzazioni, casi risolti/diagnosi azzeccate?
Allora perché devo fornire referenze, dare prova di quello che so fare? Se lavoro da 10 anni e ho molti clienti soddisfatti questo deve bastare. Se non ti fidi, vai pure da un altro. Non devo di sicuro giustificare la mia parcella, le mie competenze, il mio modo di lavorare.

E di conseguenza devo farmi pagare il giusto.
Come ha detto Barbara Damiano al MomClass di maggio: "se lavori gratis, allora vali gratis".
Se il cliente vuole un lavoro gratis o quasi, si rivolga altrove.
Gli anni spesi a studiare e imparare non devono essere a fondo perduto, ma un investimento per il futuro. Prima o poi devo rientrare dell'investimento fatto.

4. Non aspettare che gli altri si ricordino di pagarmi
Il cliente medio ti tempesterà di telefonate/e-mail finché non gli hai consegnato il lavoro (anche se stai rispettando le scadenze), ma misteriosamente si dimenticherà di te una volta ricevuta la fattura.
Fortunatamente non tutti sono così, ma spesso è bene fare un piccolo promemoria al cliente. Non dico di insultarlo perché il pagamento era a 30 giorni e il 31esimo non ho ancora i soldi in banca. A volte ci sono ritardi dovuti alla burocrazia della banca. Però nemmeno aspettare che si ricordi il cliente.
Dopo qualche giorno dalla scadenza, sollecitare gentilmente il pagamento.  

Se non funziona, passare alle maniere forti.

5. Non essere troppo disponibili
I clienti, in questo periodo di crisi soprattutto, vanno catturati e coccolati. Bisogna essere disponibili e flessibili.
Ma se il cliente ti telefona alle 20 mentre stai cenando, o ti manda una mail urgente il venerdì a mezzanotte per un lavoro che gli serve per lunedì alle 8, a meno che tu non sia un medico del pronto soccorso o il responsabile della sicurezza di una centrale nucleare, non rispondere.
Se hai bisogno del tuo avvocato e lo chiami il sabato sera, per caso ti risponde? E se non ti risponde lo cambi?
Se siamo troppo disponibili, diamo l'idea di essere poco professionali, di non ritenere importante la nostra vita professionale e quella privata, di avere poco lavoro.
Alla fine il cliente ci cerca "perché tanto quello dice sempre sì in qualsiasi momento", non perché siamo professionali e facciamo bene il nostro lavoro.

No al professionista zerbino!

6. Fare rete
Ne sono sempre più convinta, pur essendo una persona solitaria e poco socievole. Più gente si conosce meglio è. Amici, parenti, conoscenti, amici degli amici, vicini dei colleghi, ecc. tutti possono diventare nostri clienti.  

Ed è bello fare rete anche tra professionisti, invece di farsi le scarpe e rubarsi il lavoro a vicenda.


E voi, cosa avete capito dal lavoro?

2 commenti:

  1. Bella questa analisi, lucida ma fresca e leggera, del lavoro freelance! Buon anniversario :)

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