2 febbraio 2011

Il codice Itanglese


Si parlava giusto l’altro giorno della mania di riempire le nostre frasi quotidiane di termini inglesi. Avevo appena pubblicato l’intervento quando ho trovato un articolo che pubblicizzava il codice itanglese.
Il dizionario Hoepli definisce “Itanglese” “la lingua italiana usata in certi contesti e ambienti, caratterizzata da un ricorso frequente e arbitrario a termini e locuzioni inglesi”.

Il codice Itanglese è stato creato dalla società di traduzione Agostini Associati di Milano, che lo scorso anno, in occasione della festa di San Valentino ha addirittura lanciato l’iniziativa “Italiano ti amo ancora” per riappropriarsi della lingua dell’amore per eccellenza, il nostro italiano, appunto.

Ecco riportate le regole per sapere quando è accettabile o meno utilizzare un termine inglese in un discorso in italiano:
E’ ACCETTABILE inserire un termine o locuzione inglese in un contenuto in italiano (scritto o parlato) quando:
  1. Il termine inglese è entrato nel dizionario italiano di Hoepli e/o Zanichelli.
  2. Non è disponibile una corrispondente possibile traduzione, né è possibile rendere il concetto usando uno o più sinonimi.
  3. Il termine o frase è anche un marchio registrato, o un nome proprio in inglese.
  4. Il termine o frase inglese è lo slogan pubblicitario predominante di un prodotto/servizio internazionale, mantenuto in inglese in tutti i paesi di presenza del prodotto/servizio.
  5. Il termine ha una traduzione in italiano ambigua ed è contenuto in un messaggio in lingua italiana destinato a persone non italiane (esempio: lettera aziendale in italiano destinata a colleghi di filiali estere non italiani).
NON È ACCETTABILE inserire un termine o locuzione inglese in lingua italiana (scritto o parlato) in tutti gli altri casi ed in particolare quando:
  1. L’utilizzo di termini inglesi è fatto per apparire più moderni e tecnologicamente avanzati (ad esempio nelle campagne pubblicitarie in televisione, radio ed altri mezzi di comunicazione).
  2. L’utilizzo di termini inglesi è una scelta del comunicatore che così vuole essere / sembrare “più tecnicamente preparato” (esempio: lezioni e stampa sulle tematiche economiche finanziarie).
  3. L’introduzione del termine o locuzione inglese è motivata dalla pigrizia di non volerlo tradurre dall’originale.
  4. La farcitura di parole inglesi è fatta con lo scopo finale di “confondere le idee del proprio interlocutore” (esempio: sto riportando un parametro a cui è legato un investimento finanziario e lascio in inglese anche termini traducibili così forse l’acquirente non capisce).
  5. L’introduzione del termine inglese rovina l’equilibrio grammaticale e di sintassi del resto della frase italiana in cui è inserito.
  6. Il peso percentuale della somma di tutti i termini o locuzioni inglesi usati all’interno di un contenuto in lingua italiana è superiore al 5% del totale.
  7. Viene cambiato il significato originario del termine o frase inglese nell’uso nella lingua italiana.
  8. L’origine del termine o locuzione inglese è latina (nb: molte parole inglesi hanno una etimologia latina).

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