17 gennaio 2013

Divulgare la scienza

Un tempo, gli scienziati se ne stavano chiusi nelle loro roccaforti del sapere e al povero villano non importava nulla di scoperte scientifiche, dal momento che, in primo luogo, non era in grado di comprenderle.
Oggi la scienza e la tecnologia sono entrate prepotentemente nelle nostre case e nella nostra vita quotidiana, grazie a internet, TV, canali televisivi dedicati alla scienza, libri, riviste, ecc.
Spesso siamo chiamati anche a dare giudizi sulle nuove scoperte (un esempio sono le biotecnologie). Ma siamo sicuri di non essere anche noi dei poveri villani ignoranti? (senza offendere nessuno, dove per villano intendo l'accenzione antica di chiamare il rappresentante medio del popolo non istruito e per ignorante voglio dire "che non sa")

Come ben dice Paolo Vineis nel suo testo (da me recensito qui), e come sempre più mi accorgo hanno ragione coloro che scrivono di comunicazione scientifica e ambientale, oggi è quanto mai importante divulgare le scoperte scientifiche.
Se una volta lo scienziato poteva tenere per sé e la sua ristretta comunità una nuova scoperta, adesso deve necessariamente diffonderla al grande pubblico, per svariate ragioni.

1. Primo, per sfatare i soliti miti negativi su scienze e scienziati e per avvicinare la scienza alla vita di tutti non solo dal punto di vista delle applicazioni, ma anche delle conoscenze teoriche.

2. Secondo, per aiutare la gente comune ad informarsi su argomenti con cui necessariamente deve fare i conti.

3.Terzo, per evitare che una scoperta riceva visioni distorte e pertanto pericolose.

Mentre vado avanti con i miei studi di comunicazione ambientale, mi rendo conto di quanto questa sia importante, ad esempio in caso di un disastro con ricadute sull'ambiente (vedi Ilva di Taranto, Centrale di Fukushima, ecc.), di un disastro naturale (terremoti, tsunami, maltempo). E' necessario comunicare le informazioni correttamente per evitare sia il catastrofismo generalizzato e la paura immotivata di chi acquisisce le informazioni, sia di sottovalutare eventuali problemi anche gravi.

Come divulgare allora? Con conferenze, festival, mostre, attività di informazione scolastica, blog.
Più la gente comune è informata su un argomento, più facile sarà per lei avere idee chiare su di esso e, se richiesto, prendere decisioni corrette e preziose per il futuro di tutti.

Secondo TorinoScienza:
La comunicazione verso il grande pubblico è un’attività da cui gli scienziati non possono prescindere: quasi l’80% dei fisici italiani ha avuto negli ultimi tre anni almeno un’esperienza di divulgazione. È quanto risulta da un’indagine dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche.
L'indagine ha riguardato circa 2.500 ricercatori. Si sono individuati i fisici come target di riferimento perchè all’interno del panorama scientifico italiano è una comunità unitaria e con forte senso di appartenenza, che si è sempre confrontata con la comunicazione, dovendo spesso affrontare  la questione dell’impatto della scienza sulla società.
I ricercatori privilegiano due modalità di divulgazione: incontri in conferenze, festival e mostre e attività di formazione rivolte al mondo della scuola, e ritengono prioritario comunicare il metodo scientifico e la visione del mondo che ne consegue, oltre che le ricadute pratiche e sull’economia della ricerca pura.

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