14 gennaio 2013

Disattenzione o incomprensione linguistica? Un incidente sul lavoro

Recentemente ho letto di un incidente sul lavoro accaduto in un impianto di un'azienda alimentare in Arkansas.
Pare che un operaio abbia versato dell'ipoclorito di sodio in un barile contenente altri prodotti chimici, provocando una fuga di cloro gassoso che ha causato problemi respiratori e lesioni a qualche centinaio di lavoratori.

Da una prima analisi pareva che l'operaio, di lingua spagnola, non fosse in grado di leggere e comprendere l'etichetta del barile incriminato, e che avesse pertanto compiuto un'azione pericolosa.

L'azienda spiega invece che l'operaio era in grado di comprendere l'inglese e di leggere, ma che avesse omesso di leggere l'etichetta presente.

Dall'articolo non si comprende quale fosse la versione corretta, in ogni caso un incidente simile deve far riflettere le aziende anche in Italia, per svariati motivi.

- Incomprensione linguistica: in molte aziende italiane lavorano ormai persone straniere, che molto spesso capiscono poco l'italiano e comunque non hanno le conoscenze per comprendere, ad esempio, un'etichetta di un prodotto chimico.
Allo stesso modo, come ho notato in molti sopralluoghi in aziende, l'etichetta è scritta in una lingua diversa, perché il fornitore è straniero e non ha fornito la scheda di sicurezza e la documentazione relativa in italiano (e gli addetti agli approvvigionamenti o chi per essi non si sono preoccupati di richiederla).
Oltre al fatto che il regolamento REACH obbliga ad avere la documentazione tradotta nella lingua del paese in cui il prodotto viene commercializzato (e di questo parlerò in modo più approfondito in un prossimo post), questo comportamento può essere causa di incidenti anche molto pericolosi.
Inoltre il Testo Unico per la sicurezza sul lavoro richiede una formazione sulla sicurezza ai dipendenti.
Formazione che deve essere commisurata alle conoscenze, alla cultura dei dipendenti e tenuta nella lingua che parlano i dipendenti.
Mi rendo conto che sono costi e possono essere considerate perdite di tempo, ma se pensiamo ai costi della non sicurezza (vale a dire i costi che derivano da un incidente/infortunio sul lavoro a causa della mancanza di sicurezza), forse risulta più conveniente spendere del tempo e dei soldi per formare correttamente il personale.

- Mancata conoscenza: vale quanto detto sopra. Il dipendente deve essere addestrato e informato sulla propria mansione e su tutti i rischi legati ad essa. In un caso analogo a quello dell'incidente, non è sufficiente che il dipendente sapesse leggere l'etichetta, doveva anche essere in grado di comprenderne il significato e di valutare in qualche misura gli effetti di una manovra sbagliata (se metto della candeggina in quel prodotto, poò svilupparsi una nube di gas tossico).

- Disattenzione: che sia per la fretta, la mancanza di tempo, la mancanza di formazione, la stupida convinzione che gli incidenti capitino solo agli altri, la sicurezza derivante dallo svolgere una determinata mansione da molto tempo, non prestare attenzione a cosa si sta facendo può essere molto pericoloso. OK, serve l'occhio del padrone che deve vigilare, ma servono anche il buon esempio, la formazione, la buona volontà e l'impegno dei lavoratori.

E' necessario far capire a chi lavora che la sicurezza è l'aspetto fondamentale. La vita, la salute, valgono molto più della produttività, del lavoro, della qualità.
E' quello che cerco di trasmettere nei miei corsi alle aziende, anche se spesso chi mi ascolta deve fare i conti con realtà nelle quali la sicurezza è un aspetto marginale, soprattutto adesso con la crisi.

Se volete informazioni su come implementare la sicurezza nella vostra azienda, per traduzioni di schede di sicurezza e materiale analogo, o su altri argomenti legati alla sicurezza, contattatemi: chimica@sbchem.it

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