7 giugno 2012

Le passioni, il lavoro, la crisi

Non raccontiamoci storie, la crisi c'è e il lavoro è difficile da trovare.
Ci sono molti che hanno avuto il coraggio di inventarsi un nuovo modo di vivere e di lavorare. Ma, come diceva Don Abbondio, 'Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare'. Nel senso che non sempre è possibile fare il grande salto, lasciare tutto e tutti e cambiare vita.
Per certi versi io il salto l'ho fatto e ne sono felice. Quando però il lavoro latita come in questo periodo rifletto e mi chiedo se ho fatto la cosa giusta. In realtà la risposta la conosco già ed è affermativa. Mi chiedo però cosa ci sia che non va se all'improvviso tutti si sono dimenticati di me. 
Devo propormi in un modo diverso? Studiare nuovi settori lavorativi? Mettere in pratica alcuni dei milioni di suggerimenti che ho imparato studiando il marketing? Avere pazienza e fiducia?

Sicuramente non abbassare le tariffe o svendermi, farei il bene altrui e non il mio. In fondo si lavora per soddisfazione personale, certo, ma soprattutto - soprattutto in questo momento - per vivere e arrivare a fine mese. Lo dissi in un colloquio lavorativo al capo del personale dell'azienda che mi aveva contattato. La soddisfazione personale può esserci anche senza lavoro, inteso come lavoro per la sopravvivenza.

In ogni caso, durante le mie riflessioni mi sono imbattuta in questa intervista a Giancarlo Livraghi, pubblicitario milanese, sui temi del marketing e del lavoro.

Mi sento di condividere in pieno quello che afferma rispondendo all'ultima domanda (i grassetti sono miei):
C’è un po’ di retorica nel pensare “solo” ai giovani, quando la situazione sta pesando su tutti. È diffusa, per esempio, la barbara stupidità per cui una persona di cinquant’anni, che in qualche pasticcio della “crisi” ha perso il lavoro, si sente dire che “è troppo vecchia” per poterne avere un altro. Così si perdono energie importanti – e si rischia anche di togliere il sostegno della famiglia ai giovani che non hanno ancora trovato un lavoro.
Comunque – ai giovani direi, prima di tutto, di non scoraggiarsi. Non per stupida “bonomia”, ma perché (nonostante la “crisi” e i mille perversi modi in cui se ne approfitta per trattare in modo umiliante chi cerca lavoro) le occasioni ci sono e ci saranno.
Ma per trovarle ci vuole impegno. Chi nell’attesa si rassegna – e si rifugia negli ozi distratti del carpe diem – si vedrà inevitabilmente sorpassato da chi invece si impegna a migliorare la sua formazione.
In ogni caso è sempre utile studiare. Non solo a scuola. L’importante è sapere che ciò che conta non è un “pezzo di carta”, un diploma o una laurea. È quello che impariamo e rimane in noi come patrimonio personale. Serve leggere, ascoltare, guardare, partecipare, capire. Allargare in tutti i modi possibili la propria cultura, con insaziabile curiosità – e continuare per tutta la vita. Non è una banalità, è un fatto, che non si finisce mai di imparare.
Non è mai del tutto vero che il lavoro “non si trova”. Non è facile, ma non è impossibile. La fatica, l’attesa, le delusioni possono essere snervanti – ma, presto o tardi, le occasioni ci sono. Occorre allargare la prospettiva, per scoprire anche percorsi diversi da quelli che si avevano in mente. Avere continuamente attenzione, ostinazione e pazienza – per capire dove si nascondono le possibilità. C’è il rischio che passino inosservate mentre si sta guardando da un’altra parte.
 E vorrei aggiungere, bisogna perseguire le proprie passioni, il proprio istinto, anche se sembrano non portare mai da nessuna parte. Fatevi un giro sul web. Troverete decine di persone le cui passioni ora sono divenute un lavoro. Soprattutto donne.

Come dice Austin Kleon nel suo libro. 5° comandamento: Side projects and hobbies are important.

Capito Vale?

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