23 gennaio 2011

Lavorare da casa è un lavoro – parte 1


La prima reazione della gente quando dici che lavori da casa è di invidia: bello lavori quando vuoi, dove vuoi, puoi anche stare in pigiama e cose del genere. L’altra reazione liquida velocemente il lavoro da casa come qualcosa che uno fa tanto per passare il tempo e arrotondare le entrate. 

La prima reazione non è del tutto sbagliata. E’ in parte vero che uno può lavorare dove e quando vuole e vestito come vuole. Se vuoi alzarti alle 11 del mattino e lavorare fino a mezzanotte puoi farlo benissimo. Se vuoi lavorare in pigiama nessuno ti vede. Se un giorno c’è un bel sole e vuoi lavorare in giardino prendi il portatile e ti accomodi nel verde. Queste scene idilliache però non si verificano quasi mai, proprio perché lavorare da casa è un lavoro, e come tutti i lavori ha delle caratteristiche che sfatano questi miti. Anche perché se tutto fosse rose e fiori tutti lavorerebbero da casa. O no?

Per prima cosa, non è quasi mai vero che lavori quando vuoi: ci sono delle scadenze, degli orari da rispettare con i clienti (non puoi essere reperibile in orari strani), se hai una famiglia devi seguire gli orari di tutti. Lavorare da casa (che quasi sempre vuol dire che lavori autonomamente) vuol anche dire che lavori anche se sei malato (tanto sei a casa), se sei incinta (ne so qualcosa), che se hai una consegna urgente lavori finché non hai finito, senza guardare gli orari. E senza avere straordinari pagati.
Inoltre lavorare da casa richiede disciplina, capacità di organizzazione e concentrazione.
E’ necessario concentrarsi sul lavoro che si sta svolgendo, senza cedere alle distrazioni (televisione, stereo, hobby, lavori di casa, bambini che strillano e chiamano proprio te, ecc.), spesso senza avere un posto esclusivamente dedicato al lavoro. Questo aspetto male si sposa, a mio avviso, con la possibilità di lavorare dove si vuole. Non credo che sarei molto produttiva stesa su un prato a prendere il sole con il mio portatile...
E’ necessario anche avere disciplina. Senza l’occhio del capo talvolta uno può perdersi e lasciarsi distrarre da altro, per poi trovarsi vicino alla scadenza con una mole impressionante di lavoro ancora da effettuare.
Anche l’organizzazione vuole la sua parte: programmare orari di lavoro, per non trovarsi con consegne sovrapposte; saper dividere il lavoro dalla vita privata (per non essere sempre immerso dal lavoro anche nel tempo libero, o, al contrario, per non portare la vita privata in ambito lavorativo).
Altre caratteristiche necessarie per lavorare da casa: intraprendenza, capacità di gestire di persona i clienti, determinazione, capacità di sapersi arrangiare in vari campi, resistenza allo stress, per saper fronteggiare i periodi di super lavoro o al contrario l’assenza di entrate dovuta ai periodi morti. Una componente importante è l’autostima, per conoscere il proprio valore anche nei momenti difficili.

Certo, la cosa ha anche i suoi vantaggi (che per me sono superiori agli svantaggi):
effettiva flessibilità, assenza di spostamenti per recarsi sul luogo di lavoro, assenza di capi che hanno bisogno di un lavoro urgente proprio il venerdì alle 17, possibilità di dire no ad un lavoro (in alcuni casi).

Di alcuni di questi aspetti parlerò più diffusamente in seguito, così come del mito che lavorare da casa sia un passatempo.

Nessun commento:

Posta un commento