17 maggio 2013

Comunicare la scienza: è importante il come

Nel corso sulla traduzione divulgativa che sto seguendo, abbiamo fatto un lavoro su testi relativi allo stesso argomento ma pubblicati su riviste di tipo diverso.

Abbiamo preso un articolo da una rivista nota di divulgazione scientifica e abbiamo letto un articolo che ha per argomento le neuroscienze.
Sull'argomento abbiamo poi letto i rapporti ufficiali e le fonti di origine, per avere un altro punto di vista e poter fare dei confronti.
Infine, abbiamo letto un articolo sullo stesso argomento su una rivista settimanale di attualità politica, ma sicuramente non di divulgazione scientifica.

Purtroppo e paradossalmente, l'articolo presente sulla rivista scientifica presenta parecchi errori di forma e contenuto.
I dati riportati sono confusi e contraddittori. Chi legge viene portato avanti e indietro in una serie di informazioni (alcune anche non pertinenti) e alla fine non riesce a capire bene di cosa tratti l'articolo e dove si vada a parare. Quasi niente per un articolo, eh?
Le notizie inoltre non hanno molti riferimenti precisi, sembrano più una serie di sentito dire, mentre un articolo scientifico dovrebbe consentire, a chi è interessato, di approfondire l'argomento. Si parla di un progetto e di alcuni detrattori (chi sono? e perché?) in modo generico.
Anche il modo di scrivere è superficiale, contiene termini impropri per il contesto e altri termini, difficili per un lettore di cultura media, non sono spiegati. Il tono del giornalista è paternalistico nei rispetti del lettore.

Tutte cose che un articolo scientifico su una rivista del settore non dovrebbe avere.

Leggendo i rapporti ufficiali del progetto descritto, sembra che l'argomento sia addirittura diverso, come se chi ha riportato e tradotto le informazioni non avesse capito bene di cosa si tratta.

Al contrario, l'articolo sullo stesso studio apparso nel settimanale di attualità politica è molto più simile al rapporto ufficiale sul progetto e descrive con maggiore esattezza i partecipanti, le modalità, le intenzioni e soprattutto lo scopo.
L'articolo esprime con chiarezza i punti di vista dei sostenitori del progetto e dei suoi detrattori, spiegandone i motivi di assenso o disaccordo. Presentando, in modo direi equivalente, i due punti di vista, permette al lettore di inquadrare il tipo di studio, i problemi e i vantaggi ad esso correlato e di farsi un'opinione autonoma.
Ci sono inoltre molti dati oggettivi: cifre, nomi, enti, date. Si tratta di un progetto reale e come tale viene descritto nelle sue parti fondamentali.
L'opinione del giornalista non traspare, egli si limita a riferire i fatti e, appunto, le opinioni dei soggetti interessati o di esperti dell'argomento.

Il titolo è sensazionalistico e fuorviante su entrambe le testate, ma credo che qui si scenda nel marketing.

Questo esercizio mi ha molto sorpreso. Mi sarei aspettata onestamente un approccio contrario per le due riviste. In un settimanale di attualità il lettore è meno interessato alle notizie scientifiche e quindi, se queste non sono del tutto accurate o ben presentate mi sembra meno grave (se vogliamo lasciar perdere l'etica professionale di chi scrive).
Se invece sono appassionato di scienze, acquisto una rivista del settore, seppure destinata ad un pubblico di cultura media, e mi aspetto di trovare articoli chiari e approfonditi o con spunti di approfondimento.

Non ci rendiamo conto che spesso dobbiamo farci un'opinione precisa su alcuni argomenti della scienza, perché possiamo essere chiamati a prendere una decisione per il bene collettivo (gli OGM, il nucleare, l'acqua potabile).
Se chi comunica lo fa in modo errato, in primo luogo dà delle notizie sbagliate e non aiuta il lettore a prendere delle decisioni autonome.
La cattiva comunicazione è uno dei motivi della connotazione negativa che assumono le scienze e gli scienziati nella gente comune.
La scienza è demonizzata come qualcosa di brutto e pericoloso per l'uomo, ma questo per lo più perché le informazioni che vengono date sono sbagliate o sono fornite in modo sbagliato e distorto.

Un altro commento: quando si scrive o si traduce, bisogna avere in mente chi sarà il pubblico di destinazione, quello che leggerà cosa ho scritto/tradotto.
Io, scrittore/giornalista/traduttore devo adattarmi alla cultura, al linguaggio, alle aspettative del mio lettore tipo. Altrimenti fallisco nel mio scopo di comunicare qualcosa a qualcuno.
Questa volta temo che chi ha scritto sulla rivista scientifica abbia dimenticato questo importante aspetto.

Per evitare problemi di vario tipo, non voglio aggiungere altri riferimenti che possano ricondurre alle due riviste e all'argomento dell'articolo. Non è mia intenzione criticare il giornalista che ha scritto uno o l'altro articolo, ma solo prendere spunto da quanto abbiamo letto e discusso nell'esercizio per parlare di una comunicazione corretta della scienza e delle scienze.



Per chi è interessato all'argomento, vi segnalo alcuni articoli/post interessanti:
http://www.mestierediscrivere.com/File/comunicarelascienza.pdf
http://ilblogdellasci.wordpress.com/2013/03/12/siamo-alle-solite-chimico-non-e-una-parolaccia/
http://ilblogdellasci.wordpress.com/etica-e-chimica/



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