3 settembre 2011

(Amare) riflessioni estive sulla libera professione


Nel mese di agosto, mio marito e io, nonostante il grande caldo ci siamo dedicati ad imbiancare casa. Mentre lavoravamo abbiamo fatto una riflessione.
Per imbiancare buona parte della casa abbiamo speso, diciamo, 100 in materiale. Ovviamente, la manodopera non ha inciso sul costo del lavoro, visto che abbiamo dedicato una settimana del nostro tempo (anche se, volendo, si potrebbe fare una stima di quanto avremmo guadagnato se avessimo lavorato invece di dare il bianco). La manodopera, cioè la sottoscritta e consorte, non era specializzata.
Se avessimo chiamato un decoratore professionista, viste anche le difficoltà derivanti da come è fatta casa nostra, avremmo speso almeno 3000 (a parità di materiale, 2900 di manodopera). Il decoratore avrebbe trovato la casa già pronta per lavorare (mobili spostati, spazio per la scala, ecc.) e al termine del lavoro avremmo pensato noi a mettere a posto. Tutto giusto, in fondo si paga un professionista per fare il proprio lavoro e lo si mette in condizione di farlo al meglio.
E se al posto del decoratore mettiamo un professionista medio - consulente, traduttore, architetto, chimico?
Ecco alcune differenze:
- Il lavoro intellettuale non si vede. Se a parità di ore lavorative si chiede a un cliente una cifra analoga a quella del decoratore, il cliente risponde subito che è troppo caro: "Ma tutti quei soldi per una relazione di 10 pagine/una traduzione così facile/un progetto così banale?". Se a chiedere è il decoratore (non ho nulla contro questa professione, sia chiaro, è che la riflessione è scaturita da questo lavoro), il cui lavoro si vede, il cliente non batte ciglio.
- Il materiale che usa un professionista non si tocca. Nel lavoro il cliente non tiene conto che il professinista ha dei costi di materiale acnh'egli. Deve ammortizzare il software che gli permette di lavorare, i corsi di formazione, i libri che servono per aggiornarsi, il PC, l'abbigliamento in alcuni casi, i costi dell'auto per raggiungere il cliente, ecc. Tutti questi aspetti, per colpa anche del professionista stesso, non emergono dal lavoro, dal preventivo, mentre un decoratore nella fattura indica la voce "materiale".
- Il professionista deve arrangiarsi per lavorare. Se ha bisogno di materiale fornito dal cliente, nel migliore dei casi quest'ultimo consegna una mole spaventosa di documenti al professionista e gli dice di spulciare il mucchio per trovare quel che serve. Oppure è necessario un sopralluogo, un rilievo, delle ricerche presso uffici vari. Quanto tempo si perde in queste attività, che spesso viene compreso nella tariffa, sempre troppo alta per il cliente? Il decoratore non sposta i mobili prima di iniziare a lavorare, al massimo li protegge con un telo.
- Il lavoro non termina con il prodotto finito. La casa è stata imbiancata. Si paga il decoratore e il cliente si mette a pulire e mettere in ordine casa. Il professionista consegna la perizia, la relazione, il progetto. E poi? Vuoi mica che il cliente perda tempo a consegnarlo all'ufficio tecnico, all'ente che lo ha richiesto, ecc. E' compito del professionista, che deve sostenere altre spese, in termini di tempo, spostamento, marche da bollo, ecc.
Se in un preventivo si sommassero tutte queste cose, il totale sarebbe almeno il doppio di quanto richiesto al cliente. Che, a sua volta, già si lamenta che è troppo caro.
Altra nota amara. Il decoratore, quasi sempre, viene pagato subito a fine lavoro. Il professionista, quando è molto fortunato, a 30 giorni. Ma non è spesso così fortunato.
La nota amara derivava forse dalla fatica mista a caldo di due decoratori molto inesperti. La realtà però è purtroppo questa. Forse servirebbe a qualcosa elencare al cliente tutto quanto comprende il preventivo? Ho i miei dubbi, ma tentare non nuoce, forse proverò alla prima occasione.

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