20 maggio 2011

La stanza del traduttore...dei miei sogni

In aprile, una collega ha aperto un blog intitolato "La stanza del traduttore", aperto al momento ai traduttori letterari, dove chi lo desidera può inviare una descrizione della stanza in cui lavora.
L'iniziativa è molto carina, ma poiché non sono traduttrice letteraria, al momento non posso partecipare.
Allora ho deciso di scrivere qui com'è la mia stanza di lavoro, o meglio, la stanza dei miei sogni:



"La stanza del traduttore: un sogno, per ora. Da quando faccio questo mestiere a tempo pieno ho già cambiato molti posti di lavoro all'interno della casa. Sono partita dal luogo che più si avvicina a quello dei miei sogni, da quella che ora è la stanza dei bambini. Una stanza mansardata, con una grande scrivania sotto la finestra e una libreria stipata alle spalle. Poi sono "emigrata" in un angolo del tavolo della cucina, e da lì in vari punti del living, fino ad avere un angolo separato tutto per me nella stanza. Ma la famiglia cresce, la quantità di giochi anche, per cui sono stata sfrattata per fare posto a girello, giocattoli, box per il piccolo. Adesso lavoro sul tavolo di cucina, talvolta su un tavolino che ho in camera da letto, ma non ho ancora deciso come sistemarmi.
Però ho una stanza nei miei sogni. La sogno spesso, quando devo combattere con le pentole che stazionano accanto a me, con il bavaglino lasciato sul tavolo, quando sfoglio le riviste di arredamento che mi appassionano e vedo idee a non finire per l'home office. Le idee sono molto chiare.
Una stanza piccola mansardata, tutta bianca e inondata di luce. Una parete occupata interamente da una libreria al soffitto stipata di libri e riviste. Una scrivania grande al centro della stanza, diretta verso la portafinestra che conduce al terrazzino. E pazienza se secondo i requisiti della salute sul posto di lavoro verrei abbagliata dal sole. Un tappeto morbido sotto la scrivania, in un colore a contrasto, magari azzurro. Naturalmente parquet bianco, per poter camminare a piedi scalzi anche durante l'inverno. A lato della scrivania, proprio sotto il velux, una poltrona a dondolo in vimini, resa più accogliente da cuscini e una coperta in ciniglia, dove leggere e studiare. Accanto, un cestone portariviste (anche i traduttori hanno qualche momento di relax, no? soprattutto nei sogni) e una lampada a stelo da accendere quando le giornate sono più corte.
E ora, il terrazzino, anche questo stanza (estiva) del traduttore. Piccolo, con lo spazio sufficiente per un tavolino e una sedia, e coperto. Con qualche vaso di fiori qua e là, tulipani e violette, erbe aromatiche.
E per "condire" tutto il sogno, tanto, tantissimo silenzio. Solo i rumori della natura. E una chiave, per chiudere la porta della stanza e sparirvi all'interno.
Questo è ciò che sogno nei momenti lavorativi difficili, quando c'è una scadenza imminente, quando il termine che devi tradurre sembra non esistere da nessuna parte.
Ma forse, a forza di sognare una cosa, un luogo, questi diventano realtà..."

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