1 agosto 2013

Che immagine ha la gente di un laboratorio?

A maggio l'Arpa Piemonte ha organizzato una serie di giornate a porte aperte, per illustrare luoghi e attività dei vari dipartimenti al pubblico e per far conoscere l'istituzione.

Ho partecipato alle porte aperte presso il laboratorio di Grugliasco, dove ho lavorato per un po' qualche anno fa.
Prima della visita alla struttura un dipendente Arpa ha spiegato i ruoli e le attività dell'Agenzia, fornendo dettagli sulle attività di Grugliasco.
Tra il pubblico, molti erano abitanti della zona, inferociti per l'apertura di un inceneritore e della conseguente "puzza" che ne deriva, per cui il discorso ha riguardato argomenti attinenti.


Dai commenti dei presenti è risultata la percezione sbagliata che il grande pubblico ha di un laboratorio.
La gente comune conosce i laboratori tramite le fiction e i telefilm in TV: luoghi pulitissimi, ordinatissimi e soprattutto superaccessoriati con la più moderna tecnologia. Serve uno strumento o un dispositivo? Eccolo, basta prenderlo nel magazzino.
La realtà invece è di gran lunga diversa (se penso al mio primo laboratorio all'Università, con cappe non funzionanti, così che dovevamo stare in corrente a novembre, banconi in legno usurati dal tempo e da migliaia di studenti ed esperimenti, vetreria scarsa e/o rovinata). I laboratori dell'Arpa, nello specifico, sono attrezzati e puliti, ma sicuramente ben lontani dalle immagini, direi patinate, delle fiction americane. Non sono sale operatorie, ma luoghi dove tecnici svolgono il proprio lavoro con quello che hanno.

Lo stupore si è acceso sui volti dei presenti quando il tecnico Arpa ha raccontato che la strumentazione è molto costosa (molte migliaia o decine di migliaia di euro) e che non è sufficiente aver bisogno di una cosa perché questa venga acquistata e si materializzi nel laboratorio pertinente.
Qualsiasi ente pubblico o privato ha un budget riservato all'acquisto di materiale e se i soldi vengono a mancare, semplicemente si fa con quello che si ha. Anche se la precisione di un'analisi può essere minore o i tempi si dilatano. L'esperto, il tecnico sono lì anche per questo: cercare soluzioni partendo dalla situazione disponibile. Altrimenti sarebbe sufficiente inserire un campione nello strumento e avere i risultati belli e pronti.

Non siamo a CSI, purtroppo.
Primo perché il risultato di uno strumento non dà quasi mai la soluzione definitiva. I dati vanno interpretati e studiati e ricondotti alla situazione specifica. 
Secondo perché molto, se non tutto, dipende dalla disponibilità di soldi e personale.
Durante l'incontro si faceva presente la necessità di inserire personale giovane, competente e aggiornato, purtroppo impossibile a causa della mancanza di fondi.

Infine, c'è l'idea dello scienziato che risolve tutto. Purtroppo non è così. Gli scienziati e i tecnici possono essere bravi e competenti finché si vuole, ma sono pur sempre esseri umani.

In ogni caso, l'idea delle porte aperte è molto interessante, perché fa capire alla gente la situazione reale, ahimé molto diversa da quanto si vede in TV. Mi sembra una sorta di comunicazione ambientale molto utile ed efficace. Il pubblico vede e tocca con mano la situazione effettiva.

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